Manifesto di ORA!

Manifesto di ORA!

Il presente manifesto usa il femminile sovraesteso per indicare tutte le persone senza distinzione di genere.

Le scienziate si sono limitate ad interpretare la crisi eco-climatica in modi diversi, ORA! si tratta di affrontarla.

Da decenni la comunità scientifica lancia appelli ai governi ed alle istituzioni per ridurre l’emissione di gas climalteranti, per contrastare la distruzione degli habitat dovuta alla deforestazione o al consumo di suolo e per preservare la biodiversità. Tali appelli, per lo più ignorati dai decisori politici, sono stati invece raccolti da chi ha voluto ascoltare le ragioni della scienza: è grazie ai movimenti per il clima, e soprattutto grazie all’impegno delle nuove generazioni, se in tanti, oggi, hanno preso coscienza del problema e se esiste un vivace dibattito pubblico sulla questione.

Ci uniamo a chi mette in discussione lo sfruttamento senza limiti della Terra e delle risorse naturali, e a chi lavora per costruire un futuro durevole e sostenibile. Sappiamo di dover fare tutto il possibile per non sforare i limiti planetari1, evitando così conseguenze potenzialmente catastrofiche2, coscienti di dover agire nella direzione di limitare il riscaldamento globale entro pochi anni3. Riteniamo sia necessaria una risposta immediata e radicale alla crisi ecologica e climatica e un ripensamento strutturale e profondo dell’economia e delle nostre società.

Per una transizione ecologica dal basso

Siamo convinte che sia possibile azzerare le emissioni antropiche climalteranti e quindi l’uso dei combustibili fossili, in modo da limitare il riscaldamento globale entro 1.5°C. Tuttavia, crediamo che tale transizione ecologica non sia una questione esclusivamente tecnologica e normativa come spesso viene presentata, fatta di scelte imposte dall’alto – senza una valutazione del loro impatto sociale – e sacrifici da parte della società civile. Crediamo, piuttosto, che tale transizione debba passare da un cambiamento profondo e strutturale delle nostre società, del mondo produttivo e del lavoro, dell’organizzazione delle città e dei trasporti, della produzione agricola, della finanza e della rendita.

La sola transizione possibile passa dall’affrontare collettivamente il problema enorme che ci troviamo di fronte, senza scaricare le responsabilità e le conseguenze economiche sui singoli. I discorsi ingannevoli sulla sostenibilità a cui ci stiamo ormai abituando ci allontanano dall’obiettivo, fanno venire meno la fiducia delle persone nella transizione, fanno apparire in contrapposizione lavoratrici ed ecologiste e hanno piuttosto l’interesse di generare nuovi profitti, mentre sono state ad oggi inefficaci nel ridurre la dipendenza dal fossile. 

Abbiamo, invece, bisogno di coltivare relazioni e ricostruire un senso di comunità, per ristrutturare in profondità il sistema produttivo. È necessario ripensare insieme cosa e come produrre beni che soddisfino i bisogni delle persone dentro una sostenibilità durevole rispetto all’ambiente di cui siamo parte, senza sfruttamento infinito di persone e risorse.

Nuove relazioni fuori e dentro il mondo della ricerca

Ci poniamo l’obiettivo di mettere a disposizione competenze scientifiche multidisciplinari sulla crisi eco-climatica, in relazione con le componenti sociali coinvolte e  interessate alla trasformazione della crisi. Non privilegiamo il rapporto con i decisori politici, ma intendiamo interloquire con comunità, associazioni, lavoratrici e movimenti in primo luogo. Alla base di questa interlocuzione vi è il mutuo riconoscimento che siamo tutte portatrici non neutrali di valori e interessi, non solo di tecnicità e saperi; la nostra specificità di esperte risulta attendibile proprio quando riusciamo a esplicitare, invece che ignorare o nascondere, i valori che accompagnano la conoscenza scientifica. Cruciale deve essere anche l’attenzione per il linguaggio con cui sviluppare il confronto, per rendere il dialogo efficace. 

La ricerca scientifica è definita da un insieme di relazioni che intercorrono tra questa e il mondo esterno. Oggi il lavoro della ricerca è strettamente vincolato alla capacità di ottenere finanziamenti e questo elemento incide significativamente nel definire cosa è d’interesse per la ricerca scientifica. Allo stesso modo, le relazioni sociali tra scienza e mondo esterno non sono per noi qualcosa di dato e  immodificabile. Nell’ambito della crisi eco-climatica, riconosciamo, inoltre, che la tradizionale interlocuzione tra scienza e società, avviene spesso a livello di organismi transnazionali4, che sono ormai delegittimati dalle circostanze geopolitiche, mettendo in discussione l’efficacia stessa di questa interlocuzione. È quindi fondamentale e urgente promuovere fin da subito relazioni con il mondo esterno basate su rapporti  trasparenti e orizzontali. Ciò significa definire i nostri obiettivi, le motivazioni che guidano le nostre decisioni, i rapporti che intercorrono tra la nostra specifica ricerca e gli interessi sociali e produttivi, per creare una reale legittimazione sociale della nostra attività, costruita su una maggiore fiducia e comprensione con chi si interroga preoccupato sulla crisi eco-climatica.

Riteniamo un punto di partenza e un orientamento concreto l’obiezione da parte nostra a ricevere finanziamenti da società economiche che operano nella ricerca e nello sfruttamento di fonti di energia fossile o nello sviluppo di armamenti per alimentare la violenza bellica. Questo principio ci guida nel perseguire una ricerca responsabile, in linea con i valori della sostenibilità ambientale ed energetica, della pace e della giustizia sociale e climatica.

Riconosciamo l’interdisciplinarità come un valore fondamentale, particolarmente applicabile nel campo della ricerca sui sistemi complessi, come quello del clima. Ci impegniamo a investire parte del nostro tempo e delle nostre risorse in progetti di ricerca costruiti in collaborazione con le comunità, con l’obiettivo di affrontare le sfide e le priorità che esse identificano come più rilevanti per il loro benessere. Crediamo che la pratica scientifica partecipativa – incentrata sulle esigenze delle persone e dell’ambiente – possa e debba ricevere, in ambito lavorativo, il giusto riconoscimento. 

Cosa è ORA! – Officina della Ricerca per l’Ambiente

L’esperienza di ORA! nasce dal confronto diretto avuto tra alcune di noi in seguito dell’alluvione di maggio 2023 in Romagna; tale evento ha mostrato con grande forza cosa significhi un disastro ambientale in termini di impatto sulle vite umane e quanto il nostro territorio, tra le cosiddette locomotive dell’economia globale, fosse ancora impreparato ad un evento di tale portata. La concretezza del fango che ha sommerso ogni cosa si scontra con l’ipocrisia di coloro che parlano di “conversione ecologica” e di “green economy”, mentre nulla cambia o, peggio, si moltiplicano le ipocrite iniziative di greenwashing.

ORA! è uno spazio informale e orizzontale, che si organizza in forma di assemblea. L’assemblea di ORA! si riconosce in alcuni principi fondamentali da cui partono le sue riflessioni e linee di azione. ORA! è uno spazio antifascista, antisessista e antirazzista, che ripudia linguaggi e pratiche discriminatorie, violente, escludenti e prevaricanti. L’assemblea di ORA! si riconosce nell’antimilitarismo, ripudia la cultura bellica e rivendica un approccio alla ricerca libero da condizionamenti politici e da committenze orientate al profitto, soprattutto se provenienti dal settore dell’industria delle armi, del fossile e della sorveglianza. Riconosciamo, altresì, che queste ingerenze sono molto pervasive e sentiamo vivo il bisogno di accendere un faro e mantenere alta l’attenzione su questi aspetti.

L’assemblea di ORA! condivide le pratiche del femminismo come modo di agire le lotte e attraversare le contraddizioni della società. Nuovi approcci alla relazione tra umanità e natura, improntata ad un rapporto di reciproca cura, sono solo possibili in un’ottica radicale, che mette in discussione i rapporti sociali intrinsecamente patriarcali che stanno alla base del sistema capitalista, basato su sfruttamento, dominio, estrattivismo e devastazione dell’ambiente.

  1. I planetary boundaries sono una serie di indicatori che quantificano lo stato di salute del sistema Terra sotto vari aspetti, dal clima all’integrità degli ecosistemi. Nell’ultimo rapporto, 6 di 9 indicatori sono stati superati: https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.adh2458. ↩︎
  2. Si veda ad esempio il recente articolo di Rockström et al. (2024): https://www.pnas.org/doi/full/10.1073/pnas.2301531121. ↩︎
  3. Nonostante l’accordo raggiunto alla COP21 di Parigi del 2015, ad oggi poco o nulla è stato fatto, e le emissioni globali hanno continuato a crescere (vedi: https://climateactiontracker.org/global/cat-thermometer/). Ogni anno una enorme quantità di fondi pubblici (oltre 1000 miliardi nel solo 2022,  almeno 3 miliardi solo in Italia) viene ancora investita direttamente nelle fonti fossili. La quantità di gas serra che possono ancora essere immessi in atmosfera senza superare una certa soglia di riscaldamento globale viene chiamata “budget residuo di carbonio”. Per restare sotto la soglia di 1.5 °C, esso é stimato essere tra le 240 e 340 GtCO2 (a inizio 2024), corrispondente a 5-8 anni di emissioni al tasso attuale di circa 40 GtCO2 all’anno. ↩︎
  4. Ad esempio le annuali COP (“Conference of the Parties” delle nazioni unite per la lotta al cambiamento climatico, United Nations Framework Convention on Climate Change). ↩︎

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