Tavolo 4 – Transizione ecologica: i ruoli dellə scienziatə

Tavolo 4 – Transizione ecologica: i ruoli dellə scienziatə

Assemblea aperta di ORA! 2 dicembre 2023, CNR Bologna

Moderatorə: Marco Cervino, Valerio Lembo (CNR-ISAC)

Interventi introduttivi: Alba L’Astorina (CNR-IREA), Paola De nuntiis (CNR-ISAC), Mariangela Ravaioli (CNR-ISMAR), Elisa Zanoni (CNR-ISMAR e attivista di Extinction Rebellion), Alberto Merlo (Fisico e attivista di Scientist Rebellion)

Il lavoro al tavolo ha visto ricercatrici/ori e attiviste/i confrontarsi sul tema del tavolo: Transizione ecologica: i ruoli dellə scienziatə. A cinque testimonianze che avevano lo scopo di introdurre concetti e esperienze personali, è seguito un esperimento di visualizzazione sul futuro e sui valori. Dopo si è svolto un dibattito per interventi.

  • Report per tematiche del dibattito, di Valerio Lembo

La discussione del tavolo 4 ha evidenziato una diversità di punti di vista su alcune tematiche fondamentali che sono emerse, diversità che però ha dato valore al confronto evidenziando alcuni concetti chiave su cui lavorare.

Il primo concetto fondamentale, riguarda il ruolo dello scienziato nella società. È emerso da più parti che la posizione dello scienziato viene percepita spesso come avulsa dalle dinamiche sociali, e spesso la scienza viene interpellata solo quando si è alla ricerca di una inappellabile verità. A questa aura ha contribuito anche l’atteggiamento autoreferenziale ed arrogante di taluni esponenti del mondo scientifico, in particolare nel corso del periodo pandemico. Nel contesto dell’emergenza climatica, questo posizionamento ha fatto sì che i moniti della scienza rispetto all’esigenza di intervenire con un cambiamento socio-economico a tutti i livelli viene percepito come un attacco alla preservazione del seppur precario benessere delle persone.

Un altro concetto fondamentale è quello di futuro. Il ripensamento del ruolo dello scienziato nella società deve passare per lo sforzo di ricominciare ad immaginare un futuro, contribuendo a costruire alternative in cui la comunità può immedesimarsi.

Oggetto di dibattito è stato poi il lavoro. Il ricercatore, nel suo ripensarsi all’interno della società, è chiamato a sforzarsi di riconoscere le condizioni di sfruttamento e prevaricazione che si espletano nel suo ambiente di lavoro, come parte di un sistema del lavoro che nella nostra società implica iniquità e assenza di diritti a tutti i livelli. A tal fine, oltre ad attivarsi concretamente sul luogo di lavoro, è stato proposto di aprire percorsi di autoinchiesta sulle proprie condizioni lavorative, e su come queste incidono sulla produzione scientifica e sulle condizioni di vita in generale.

Sul concetto di “privilegio” sono emerse delle divergenze abbastanza nette. Da una parte il termine è stato utilizzato per evidenziare come l’esercizio della pratica scientifica, nella nostra società, è connotato dal privilegio bianco coloniale, le cui ricadute sono sia teoriche che pratiche. Dall’altra parte è stato evidenziato che al lavoratore scientifico sono spesso concessi meno “privilegi” (nel senso di “diritti”) che ad altri lavoratori.

Si è parlato molto di come svolgere correttamente la comunicazione scientifica verso (ma anche da) le comunità in cui è inserito lo scienziato. La comunità a cui lo scienziato è comunque chiamato a prestare ascolto, non solo ergendosi sul piedistallo per erogare lezioni. Questo implica necessariamente che le frontiere tra discipline e modi del pensiero vengano abbattute, nel rispetto delle specificità e delle competenze di ciascuno. La comunicazione scientifica, è stato osservato da più parti, è parte integrante della responsabilità sociale che lo scienziato ha nei confronti della sua comunità, e quindi è essa stessa un esercizio di democrazia, che smentisce il malinteso paradigma della “scienza non democratica”.

In ultima battuta, un esempio di come la competenza dello scienziato possa essere esercitata, in maniera manifestamente non neutrale, all’interno della comunità e in particolare all’interno del movimento ecotransfemminista, si è dato quando è stato richiesto che ORA! Si impegnasse nuovamente per fornire supporto tecnico-scientifico alle iniziative del movimento No Passante.

  • Report per spunti e tracce di lavoro emerse, di Marco Cervino

All’interno della comunità scientifica resiste il paradigma della comunicazione univoca dalla scienza alla società, supportata dalla pretesa neutralità della scienza. Si vogliono individuare modi, contenuti e costruire occasioni per mettere in chiari visioni alternative, che connettano nella comunità scientifica competenze e valori, parola e ascolto, sia fra discipline diverse (avvicinando scienze matematiche-naturali e sociali), che valori di altre comunità sociali. Si prospetta un lavoro di (auto)formazione, discussione, confronto.

Sviluppare un “contenitore”, teorico e pratico, per l’azione responsabile delle ricercatrici/ori “differenti” dal modello standard. Il senso basico è il rapporto con la società, coi decisori politici, con l’organizzazione interna. 

Co-progettare attività con gruppi sociali già attivi sulla poli-crisi climatica è un modo di mettere in pratica ascolto e iniziativa dalla ricerca alla società e dalla società alla ricerca. I gruppi locali che hanno avuto già contatti e rapporti con le ricercatrici/ori sono stati i no-passante (testimonianza scritta di un ricercatore competente sul tema delle emissioni climalteranti connesse all’opera) e due cittadini che partecipano all’assemblea sul clima organizzata dal Comune di Bologna. Si possono esplorare questi e altri percorsi di collaborazione.

Anche la presenza e partecipazione diretta delle ricercatrici/ori nei movimenti di protesta è una strada che è stata indicata. XR, UG, SR sono esempi. 

Fra tutte/i è rimasto il senso di un lavoro appena iniziato: cruciale sarà non disperdere questo inizio.

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